mercoledì 27 febbraio 2013

Con gli occhi della Fede


Come leggere gli avvenimenti di questo tempo della vita della Chiesa, se non con gli occhi della fede ? E' da questa prospettiva che un cristiano, cattolico, interpreta e vive gli eventi attuali...la rinuncia del papa al ministero petrino, l'indizione del conclave e l'elezione di un altro pastore a successore dell'apostolo Pietro e quindi vescovo di Roma.
Certo la scelta di Papa Benedetto XVI ha colto molti di sorpresa, ma non coloro che hanno intuito spirituale. Questo pontificato coraggiosamente ancorato alla tradizione ecclesiale e romana, che non ha temuto di accentuare l'identità propria della Chiesa cattolica, in realtà è stato un progressivo cammino pensato in vista di un rinnovamento radicale nella Chiesa. Quando parlo di rinnovamento della Chiesa, non intendo una Chiesa più moderna, a passo con i tempi, aggiornata, capace di abitare e gestire i mass-media... non è di questo tipo di aggiornamento che ha urgentemente bisogno la Chiesa...una Chiesa che rincorresse la modernità sarebbe solo da compiangere, comprometterebbe la sua natura, non avrebbe compreso il mandato di Cristo, che l'ha fondata sulla professione di fede dell'apostolo Pietro come salda roccia, come riferimento sicuro in ogni tempo. Allora di quale radicale rinnovamento ha bisogno la Chiesa ? Ha bisogno di ripensare se stessa in ordine al vangelo. La Chiesa di oggi e del futuro deve far trasparire il vangelo dalla sua vita, come riferimento centrale del suo essere e del suo agire, non perché oggi non ci sia, ma perché risulti evidente al mondo che la Chiesa esiste solo in ordine a Gesù Cristo, per dire e donare Lui agli uomini di ogni tempo.
Come ha provocato questo ripensamento radicale della Chiesa in ordine a Cristo e al vangelo, il papa Benedetto XVI ? Compiendo il suo più forte atto di governo e al tempo stesso esprimendo, con il suo gesto, un puro atto di amore alla Chiesa. Rinunciando al ministero petrino, papa Benedetto ha rimesso al centro della vita della Chiesa Cristo, come suo capo diretto. La Chiesa va pensata in ordine a Lui, ed è Lui che va coinvolto, interpellato e ascoltato riguardo al presente e al futuro della Chiesa. Qui risulta evidente che tutti coloro che esercitano una autorità nella vita della Chiesa, sono chiamati ad esercitarla come servizio a Cristo, senza fargli ombra, senza oscurare la sua presenza. Papa Benedetto XVI col suo gesto forte, sta dicendo questo alla Chiesa: devi ripensarti in ordine a Cristo e al Vangelo...ma per fare questo devi essere “pregna” di Cristo, devi abbeverarti di Lui, devi immergerti in Lui. L'azione promana dall'essere. Il primo atto di evangelizzazione è quello di volgere tutta la nostra vita verso Cristo e di qui trarne tutte le conseguenze per la pastorale. Se Cristo è il centro, è il capo del corpo, è il cuore della Chiesa allora la prima preoccupazione pastorale sarà di ordine relazionale rispetto a Cristo. Nella Chiesa siamo a servizio di un Dio presente non assente, ma operante, vivente...a volte questo lo si dimentica...e Dio diventa una tra le tante questioni da sistemare.
Vi invito a vivere questi giorni nella preghiera, intercedendo per il bene della Chiesa. Da una parte accompagniamo papa Benedetto XVI nei giorni della conclusione del ministero petrino, con immenso affetto e profonda riconoscenza, dall'altra chiediamo a Dio il dono di una pastore “secondo il suo cuore”, “avvinto dallo Spirito”, reso capace di guidare la Chiesa di oggi ponendosi in ascolto della volontà di Dio. Anche oggi, sebbene in un contesto ecclesiale così insolito, non perdiamo la pace, perché nella barca di Pietro c'è sempre Gesù a bordo.

lunedì 11 febbraio 2013

OMELIA DELLA V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO C

VANGELO
Lc 5,1-11

Lasciato tutto, lo seguirono.

Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genesaret e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti.
Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: “Prendi il largo e calate le reti per la pesca”. Simone rispose: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti”. E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano.
Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano.
Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: “Signore, allontanati da me che sono un peccatore”. Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone.
Gesù disse a Simone: “Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini”. Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

ISAIA 6,1
Poi io udii la voce del Signore che diceva: “Chi manderò e chi andrà per noi?”. E io risposi: “Eccomi, manda me!”.

Siamo nell'imminenza di iniziare la quaresima...mercoledì prossimo sarà il mercoledì delle ceneri...a conclusione di questa prima parte del tempo ordinario, nell'imminenza dell'inizio del tempo sacro della quaresima, il Signore ci offre come riferimento interpretativo della nostra vita l'evento della chiamata dei primi apostoli...e così ci fa capire che cosa sia, e in che cosa consista la vita cristiana: essa è seguire Cristo...camminare dietro di lui e con Lui.
La mia vita, la tua vita è un seguire Cristo ? Forse non lo è mai abbastanza...ecco allora l'opportunità della prossima imminente quaresima....tempo propizio per impegnarsi a seguirlo di più e con più amore...

Gesù si trovava lungo la riva del lago di Genezaret...presso quel lago aveva scelto di vivere, di abitare...aveva trovato accoglienza presso la casa di Pietro...

Vide due barche...salì sopra una di esse e di li ammaestrava, formava la gente...poi rivolto a Pietro disse: "prendi il largo e cala le reti per la pesca". Quello che Gesù chiese a Pietro è il paradigma, il modello di ogni dinamica di evangelizzazione...
Gesù non era pescatore, Pietro lo era...aveva una sua barca... probabilmente una sua impresa di pesca con dei soci...i figli di Zabedeo..e soprattutto aveva pescato tutta la notte...veniva da una esperienza diretta... I pescatori che conoscono un lago o il mare...sanno bene il giro delle correnti d'acqua e quindi i relativi movimenti dei banchi di pesce... 

Avevano pescato tutta la notte e non avevano preso neppure un pesce...

Se qui sotto si nasconde il modello di evangelizzazione che la chiesa deve attuare in ogni tempo, ciò significa che ai fini dell'annuncio del vangelo le nostre esperienze...le nostre competenze non valgono nulla...
Quante volte nella chiesa potenziamo le strutture ma non sono le strutture, l'abbondanza di mezzi ad attirare le persone...
"Le persone arrivano a Dio se è Dio ad attirarle, ma se invece di Dio è l'uomo, il simpatico, il Ping pong....la gente trova l'uomo ma non incontra Dio". Don lorenzo Milani.

Ai fini dell'evangelizzazione è efficace solo la parola di Gesù: prendi il largo e getta le reti per la pesca...
Pietro si fidò della parola di Gesù, non lo contestò...non lo biasimò dicendogli: tu non sai pescare, tu non conosci il lago, tu non hai esperienza....si fidò..."sulla tua parola getterò le reti"...ogni iniziativa nella vita di un cristiano e nella vita della chiesa va presa a partire dalla sua Parola...da ciò che lui ci chiede e desidera...ogni iniziativa va presa in comunione con lui...questo è l'inizio dell'evangelizzazione.....
I risultati non sono preoccupazione nostra ma sua...nostra responsabilità è gettare le reti in comunione con Lui, obbedire alla sua parola...

E avendolo fatto presero una quantità enorme di pesci tanto che le barche quasi affondavano....

Partire dalla sua parola significa garantirci nella vita uno spazio effettivo di comunione con Lui, fatto di silenzio, di ascolto, di adorazione e di preghiera...tutto ciò viene prima di ogni altra iniziativa...

Impariamo da Pietro a fidarci di Gesù: sulla tua parola getterò le reti...!
Se fatichiamo nella chiesa fatichiamo per lui...
Se osiamo andare al di là delle nostre esperienze...è per Lui...
Nella relazione con Lui sta l'inizio di ogni forma di evangelizzazione..

domenica 3 febbraio 2013

OMELIA IV DOMENICA TEMPO ORDINARIO C




PRIMA LETTURA
Ger 1,4-5.17-19

Dal libro del profeta Geremia
Nei giorni del re Giosia,
mi fu rivolta la parola del Signore:
“Prima di formarti nel grembo materno,
ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce,
ti avevo consacrato;
ti ho stabilito profeta delle nazioni.
Tu, dunque, cingiti i fianchi,
alzati e di' loro tutto ciò che ti ordinerò;
non spaventarti alla loro vista,
altrimenti ti farò temere davanti a loro.
Ed ecco oggi io faccio di te
come una fortezza,
come un muro di bronzo
contro tutto il paese,
contro i re di Giuda e i suoi capi,
contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese.
Ti muoveranno guerra ma non ti vinceranno,
perché io sono con te per salvarti”.


VANGELO
Lc 4,21-30

Gesù come Elìa ed Eliséo è mandato non per i soli Giudei.

Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù prese a dire nella sinagoga: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi”.
Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: “Non è il figlio di Giuseppe?”. Ma egli rispose: “Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fallo anche qui, nella tua patria!”. Poi aggiunse: “Nessun profeta è bene accetto in patria. Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Zarepta di Sidóne. C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro”.
All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.

Dalla meraviglia, dallo stupore all'odio...è la sorte dei profeti...

È il destino di Gesù...è di tutti coloro che lo seguiranno nella storia...
Dio ci chiama a testimoniarlo dentro alle circostanze faticose e impegnative della vita...proprio li dove incontriamo difficoltà e opposizione lì siamo chiamati a testimoniare l'incontro con Gesù...
Dire Gesù con tutte le forze, con la voce e con la vita, con la parola e con le opere...questo è ciò che deve fare la Chiesa di oggi e di sempre...

Annunciare la parola del vangelo e al tempo stesso reggere all'urto e alla critica aggressiva della cultura di oggi che non vuole averne a che fare con Dio...che vuole cancellare i segni di Dio dalla vita pubblica...che vuole rendere il rapporto con Dio, questione privata, nascosta, quasi insignificante...

Come credenti siamo anche noi nella stessa condizione di Gesù: siamo posti tra il mandato di Dio e l'ostilità del mondo...
È proprio a noi oggi, tentati di scoraggiamento, che il Signore dice, ciò che ha detto al profeta Geremia:
"Tu, dunque, cingiti i fianchi,
alzati e di' loro tutto ciò che ti ordinerò;
non spaventarti alla loro vista,
altrimenti ti farò temere davanti a loro.
Ed ecco oggi io faccio di te
come una fortezza,
come un muro di bronzo
contro tutto il paese,
contro i re di Giuda e i suoi capi,
contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese.
Ti muoveranno guerra ma non ti vinceranno,
perché io sono con te per salvarti”.

Come deve essere un cristiano oggi ? Come è chiamato a vivere la propria fede ?
Pochi giorni fa, precisamente nel giorno dell'Epifania del Signore, Papa Benedetto XVI ebbe a dire, rivolgendosi ai nuovi vescovi che stava per ordinare:
"  Chi vive e annuncia la fede della Chiesa, in molti punti non è conforme alle opinioni dominanti proprio anche nel nostro tempo. L’agnosticismo oggi largamente imperante ha i suoi dogmi ed è estremamente intollerante nei confronti di tutto ciò che lo mette in questione e mette in questione i suoi criteri. Perciò, il coraggio di contraddire gli orientamenti dominanti è oggi particolarmente pressante per un (cristiano) Vescovo. Egli dev’essere valoroso. E tale valore o fortezza non consiste nel colpire con violenza, nell’aggressività, ma nel lasciarsi colpire e nel tenere testa ai criteri delle opinioni dominanti. Il coraggio di restare fermamente con la verità è inevitabilmente richiesto a coloro che il Signore manda come agnelli in mezzo ai lupi. “Chi teme il Signore non ha paura di nulla”, dice il Siracide (34,16). Il timore di Dio libera dal timore degli uomini. Rende liberi!"
È questo ciò che chiediamo al Signore oggi: non l'omologazione culturale, ma la fermezza e la fortezza nella fede. 

martedì 29 gennaio 2013

Giornata Per La Vita

Messaggio del Consiglio Episcopale Permanente per la 35a Giornata Nazionale per la vita (3 febbraio 2013)

“Generare la vita vince la crisi”
«Al sopravvenire dell’attuale gravissima crisi economica, i clienti della nostra piccola azienda sono drasticamente diminuiti e quelli rimasti dilazionano sempre più i pagamenti. Ci sono giorni e notti nei quali viene da chiedersi come fare a non perdere la speranza».
In molti, nell’ascoltare la drammatica testimonianza presentata da due coniugi al Papa in occasione del VII Incontro Mondiale delle famiglie (Milano, 1-3 giugno 2012), non abbiamo faticato a riconoscervi la situazione di tante persone conosciute e a noi care, provate dall’assenza di prospettive sicure di lavoro e dal persistere di un forte senso di incertezza.
«In città la gente gira a testa bassa – confidavano ancora i due –; nessuno ha più fiducia di nessuno, manca la speranza».
Non ne è forse segno la grave difficoltà nel “fare famiglia”, a causa di condizioni di precarietà che influenzano la visione della vita e i rapporti interpersonali, suscitano inquietudine e portano a rimandare le scelte definitive e, quindi, la trasmissione della vita all’interno della coppia coniugale e della famiglia?
La crisi del lavoro aggrava così la crisi della natalità e accresce il preoccupante squilibrio demografico che sta toccando il nostro Paese: il progressivo invecchiamento della popolazione priva la società dell’insostituibile patrimonio che i figli rappresentano, crea difficoltà relative al mantenimento di attività lavorative e imprenditoriali importanti per il territorio e paralizza il sorgere di nuove iniziative.
A fronte di questa difficile situazione, avvertiamo che non è né giusto né sufficiente richiedere ulteriori sacrifici alle famiglie che, al contrario, necessitano di politiche di sostegno, anche nella direzione di un deciso alleggerimento fiscale.
Il momento che stiamo vivendo pone domande serie sullo stile di vita e sulla gerarchia di valori che emerge nella cultura diffusa. Abbiamo bisogno di riconfermare il valore fondamentale della vita, di riscoprire e tutelare le primarie relazioni tra le persone, in particolare quelle familiari, che hanno nella dinamica del dono il loro carattere peculiare e insostituibile per la crescita della persona e lo sviluppo della società: «Solo l’incontro con il “tu” e con il “noi” apre l’“io” a se stesso» (BENEDETTO XVI, Discorso alla 61a Assemblea Generale della CEI, 27 maggio 2010).
Quest’esperienza è alla radice della vita e porta a “essere prossimo”, a vivere la gratuità, a far festa insieme, educandosi a offrire qualcosa di noi stessi, il nostro tempo, la nostra compagnia e il nostro aiuto. Non per nulla San Giovanni può affermare che «noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli» (1Gv 3,14).
Troviamo traccia di tale amore vivificante sia nel contesto quotidiano che nelle situazioni straordinarie di bisogno, come è accaduto anche in occasione del terremoto che ha colpito le regioni del Nord Italia. Accanto al dispiegamento di sostegni e soccorsi, ha riscosso stupore e gratitudine la grande generosità e il cuore degli italiani che hanno saputo farsi vicini a chi soffriva. Molte persone sono state capaci di dare se stesse testimoniando, in forme diverse, «un Dio che non troneggia a distanza, ma entra nella nostra vita e nella nostra sofferenza» (BENEDETTO XVI, Discorso nel Teatro alla Scala di Milano, 1° giugno 2012).
In questa, come in tante altre circostanze, si riconferma il valore della persona e della vita umana, intangibile fin dal concepimento; il primato della persona, infatti, non è stato avvilito dalla crisi e dalla stretta economica. Al contrario, la fattiva solidarietà manifestata da tanti volontari ha mostrato una forza inimmaginabile.
Tutto questo ci sprona a promuovere una cultura della vita accogliente e solidale. Al riguardo, ci sono rimaste nel cuore le puntuali indicazioni con cui Benedetto XVI rispondeva alla coppia provata dalla crisi economica: «Le parole sono insufficienti... Che cosa possiamo fare noi? Io penso che forse gemellaggi tra città, tra famiglie, tra parrocchie potrebbero aiutare. Che realmente una famiglia assuma la responsabilità di aiutare un’altra famiglia» (Intervento alla Festa delle testimonianze al Parco di Bresso, 2 giugno 2012).
La logica del dono è la strada sulla quale si innesta il desiderio di generare la vita, l’anelito a fare famiglia in una prospettiva feconda, capace di andare all’origine – in contrasto con tendenze fuorvianti e demagogiche – della verità dell’esistere, dell’amare e del generare. La disponibilità a generare, ancora ben presente nella nostra cultura e nei giovani, è tutt’uno con la possibilità di crescita e di sviluppo: non si esce da questa fase critica generando meno figli o peggio ancora soffocando la vita con l’aborto, bensì facendo forza sulla verità della persona umana, sulla logica della gratuità e sul dono grande e unico del trasmettere la vita, proprio in un una situazione di crisi.
Donare e generare la vita significa scegliere la via di un futuro sostenibile per un’Italia che si rinnova: è questa una scelta impegnativa ma possibile, che richiede alla politica una gerarchia di interventi e la decisione chiara di investire risorse sulla persona e sulla famiglia, credendo ancora che la vita vince, anche la crisi.
Roma, 7 ottobre 2012
Memoria della Beata Vergine del Rosario
IL CONSIGLIO PERMANENTE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA 

DA SCHIO: IL MOVIMENTO MARIANO REGINA DELL'AMORE

La difesa della vita dal concepimento al suo termine naturale, è uno dei fini statutari del Movimento Mariano Regina dell’Amore. In questi anni numerose sono state le iniziative a favore della vita che attraverso il Movimento Con Cristo per la Vita si sono concretizzate, come la preghiera davanti agli ospedali, il sostegno ai Centri di Aiuto alla Vita locali, convegni, manifestazioni pubbliche in Italia e all’estero e non per ultimo la realizzazione di questo spettacolo, che il Movimento Mariano ha realizzato per testimoniare con forza il proprio sì alla vita.
LE DATE DEL MUSICAL:
http://www.reginadellamore.org/musical/index.php/gesu-e-la-samaritana/date-del-tour
IL VIDEO

Omelia della III domenica del tempo ordinario c


Omelia della III domenica del tempo ordinario c

PRIMA LETTURA
Ne 8,2-4.5-6.8-10

Dal libro di Neemia
In quei giorni, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all'assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere.
Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntar della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci di intendere; tutto il popolo porgeva l'orecchio a sentire il libro della legge. Esdra, lo scriba, stava sopra una tribuna di legno, che avevano costruito per l'occorrenza.
Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutto il popolo; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi. Esdra benedisse il Signore Dio grande e tutto il popolo rispose: “Amen, amen”, alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore.
I leviti leggevano il libro della legge di Dio a brani distinti e con spiegazioni del senso, e così facevano comprendere la lettura. Neemia, che era il governatore, Esdra sacerdote e scriba e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: “Questo giorno è consacrato al Signore vostro Dio; non fate lutto e non piangete!”.
Perché tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge.
Poi Neemia disse loro: “Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza”.

VANGELO
Lc 1,1-4; 4,14-21

Oggi questa Scrittura si è compiuta.

Dal Vangelo secondo Luca
Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, così ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teofilo, perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi.
Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore”.
Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi”.

La liturgia di questa domenica sembra voler rispondere ad una precisa domanda: che cos'è il cristianesimo...? In che cosa consiste l'essenza della fede cristiana...?

Dall'incipit che Luca da al suo vangelo comprendiamo che per capire che cosa sia la fede cristiana, dobbiamo entrare nella categoria di EVENTO...
l'evento cioè a un fatto che si è verificato...la fede cristiana ci obbliga ad entrare nella storia, nel tempo che passa, li dove si compie la vita degli uomini...
Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, così ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato...li avviene l'incontro...li accade l'evento...lì si ripete, lì accade ciò che accadde al popolo di Israele mentre ascoltava la lettura del libro della legge...Perché tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge...ascoltavano le parole della legge, del testo sacro e la potenza di questa parola, suscitava il pianto, la commozione interiore...
La S.Scrittura ci consegna un evento, un incontro, una esperienza... Sta a noi scegliere di lasciarci coinvolgere...a volte questo incontro ci travolge...
La potenza di questa parola travolge la vita e l'esistenza di quanti si espongono all'ascolto..Paolo di Tarso, Antonio il grande, Francesco d'Assisi...charles Peghy...De Foucould...Guardini stesso...

C'è poi la seconda parte del Vangelo...Luca ci consegna non solo la testimonianza circa Gesù, ma la sua auto-coscienza.
"Oggi si è adempiuta questa parola che voi avete udito con i vostri orecchi"... Lui è l'adempimento, il compimento di quella Parola...
È il Gesù manifestato come Figlio Unigenito del Padre, venuto per portare la buona novella ai poveri... È lui il compimento della profezia di Isaia...
La sua manifestazione ci obbliga alla scelta...o accoglierlo o rifiutarlo...

Questo "oggi" ha valore di contemporaneità...raggiunge ciascuno di noi...
Oggi Gesù di Nazaret ci pone difronte alla sua identità, invitandoci a fare esperienza di Lui, attraverso la sua Parola e nella sua Chiesa...
Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore”.

Gesù ci invita a fare esperienza di Lui in quanto Dio: "lo spirito del Signore è sopra di me"...solo lui può dire questo in senso proprio...mi ha consacrato con l'unzione...solo lui è propriamente abitato, posseduto dal Padre e dallo Spirito...lui è propriamente l'inviato a portare la buona notizia ai poveri, annuncio di liberazione e di partecipazione della verità...

Oggi questo annuncio è rivolto a noi...ciascuno è invita a fare esperienza di lui...e questo il dono più grande...dove trova fondamento la nostra speranza.