venerdì 14 ottobre 2011

DOMENICA XXIX DEL TEMPO ORDINARIO A

OMELIA DOMENICA XXIX DEL TEMPO ORDINARIO A

Mt 22, 15 - 22
"date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio "

Ci mettiamo con amore alla scuola di Gesù, impariamo da Lui, l'arte della relazione trasparente, chiara, disarmate. Impariamo da Lui, la prontezza dell'analisi e la libertà nella risposta.
Quanti problemi sorgono quando non c'è chiarezza di intendimento o di comportamento...quando ci si nasconde dietro la menzogna o l'equivoco...
Oggi Gesù ci forma in modo da diventare persone LIBERE E LIBERANTI.

Dagli avversari di Gesù, impariamo a conoscere la sua personalità, il suo tratto umano, il suo modo di reagire di fronte alla situazioni difficili della vita:
...maestro sappiamo che sei veritiero...
... insegni la via di Dio secondo verità...
...Tu non hai soggezione di nessuno...
...perché non guardi in faccia ad nessuno...

Dalle affermazioni dei suoi nemici impariamo a conoscere Gesú:

-i suoi avversari gli riconoscono una indiscussa autorevolezza...lo chiamano "maestro", "rabbí"...quindi una persona preparata, competente, saggia, dalla quale ci si aspetta una parola illuminata e pertinente

- sappiamo che sei veritiero...sanno per esperienza diretta, lo hanno percepito in piú occasioni e circostanze; quindi in Gesù c'é coerenza e continuità di comportamento, non c'è opportunismo, camaleontismo...

- sei veritiero...cioè segui la via della veritá, ti interroghi circa la verità e quindi ci appare umanamente come una persona che non ama i compromessi, le finzioni, o il doppio gioco...

- insegni la via di Dio...si fa portavoce della volontà di Dio, la rende visibile e comprensibile nella sua persona, senza tentennamenti accomodanti.. Lui è presente per questo, per dare parola a Dio, per rendere in parole umane la Parola eterna...

- Tu non hai soggezione di nessuno...Gesù non si presenta come condizionato da qualcuno, non teme né interlocutori, né potenti, né governanti. Percorre la via della non-violenza, servendosi di una parola chiara, da tutti comprensibile, illuminata dalla continua tensione verso il bene e la verità.

- Perché non guardi in faccia ad alcuno... Gesù parla ai cuori non all'immagine, all'apparenza delle persone. Gesù parla alle coscienze, lì dove non cé distinzione o differenza di appartenenza sociale.

Da queste battute immediate dei suoi avversari, ci viene indirettamente offerto un ritratto quanto mai integro della personalità di Gesù:
autorevole, preparato, comunicatore della verità di Dio e dell'uomo, imparziale, giusto, al di sopra delle parti...una personalità umanamente completa !

É ben per questo che può dire, davanti ai suoi interrogatori:" date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio"...
In questo modo Gesù distingue due piani di appartenenza: quello sociale- civile e quello religioso-spirituale. Oggi chiameremo questo principio formulato da Gesù con l'espressione: SANA LAICITÀ.

Essa consiste nel non mescolare i piani di appartenenza ma nel riconoscerne le legittime esigenze e aspettative. Gesù riconosce l'appartenenza ad un corpo sociale, che modernamente chiamiamo "stato", ma al tempo stesso fa presente la dimensione religiosa dell'essere umano che non potrà vivere senza il riferimento a Dio e perciò ha bisogno esternamente dello spazio di Dio e per Dio. Vita sociale e vita religiosa dunque, vengono da lui distinte non opposte, separate non in contrapposizione, né l'una deve invadere lo spazio dell'altra, anzi sebbene nella legittima autonomia l'una deve sentirsi a servizio dell'altra nella edificazione del tessuto sociale e nella formazione della persona.
Lo stato é chiamato a servire la persona umana nei suoi bisogni e nelle sue necessità primarie, la religione, la chiesa serve la persona umana nelle sue necessita spirituali, portando il suo contributo nell'ambito della ricerca del bene, riguardo alla maturazione morale della persona, illuminando lo scopo e il fine dell'agire umano... Non opposizione quindi ma reciproca integrazione, permanendo nella piena indipendenza degli ambiti di competenza.

Preghiamo in questa eucaristia perché i cristiani sappiano vivere questa parola di Gesù applicandola alla loro vita in rapporto alle istituzioni e al territorio, nei paesi dove sono chiamati a collaborare alla piena edificazione del Regno di Dio


don Maurizio

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