sabato 1 settembre 2012


OMELIA XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO B

Vorrei concentrare la nostra attenzione su due punti, due espressioni proferite dalla bocca di Gesù, fa sua una frase del profeta Isaia :
<< Questo popolo mi onora con le labbra ma il suo cuore è lontano da me >>
Is 29,13
Rivolgendo questa accusa ai farisei, Gesù afferisce due cose:

-la loro è una pietà falsa...farisaica...di facciata...infatti Gesù li chiama: scribi e farisei ipocriti...attori... Quante volte Gesù mette  in guardia i suoi discepoli dal cadere nella trappola dell'ipocrisia, della recitazione. È un rischio, un pericolo reale, in cui tutti possiamo cadere.
Passare alla fede vissuta e cercata come incontro, come relazione vivente con il Dio vivente non cadere in una fede ridotta a semplice religiosità, a ripetizioni di gesti imparati e codificati ma senza anima... Fede ridotta a religiosità...muovere le labbra senza che siano espressione del cuore.

- Citando Isaia, Gesù indica quella forma di pietà che è gradita a Dio: la pietà, l'amore filiale che partono dal cuore...quella forma di rapporto con Dio che passa attraverso ciò che ha imparato, ma le sa dare un'anima e soprattutto il cuore. Dio ci chiede una fede espressione del cuore...dove cuore sta come luogo della qualità dell'amore, sede della profondità dei gesti e dei sentimenti...pregate col cuore...i mistici dell'oriente hanno escogitato la preghiera del cuore... Dio non vuole essere trattato da oggetto, ma da persona vivente.
C'è poi la seconda espressione usata da Gesù nel vangelo di oggi:
<< Non c'è nulla dal di fuori che entrando nell'uomo possa renderlo impuro, ma sono le cose che escono dall'uomo a renderlo impuro >>.
Nella scienza in generale, nella medicina, nella chimica, avviene proprio il contrario...se per errore dovessi ingerire un veleno, tutto il mio corpo risulterebbe avvelenato. Nelle cose dello spirito il criterio si ribalta:
Non sono gli elementi esterni a contaminare l'uomo ma l'uso che se ne fa, l'uso è espressione del cuore e della volontà.

Il veleno, ci fa capire Gesù, l'uomo non lo trova fuori di sé, ma dentro di s'è...il veleno che può contaminare tutta la propria vita viene dal di dentro...e tutta l'opera di Gesù consiste proprio in questa liberazione:
l'innesto in Cristo, col battesimo ci libera dal veleno iniettato nella natura umana, col peccato originale. Agli inizi del suo rapporto con Dio, la persona umana è stata morsa dal male e quindi ha rischiato di morire. Solo la salvezza operata da Cristo le ha ridonato speranza di vita, nuova vita. Sulla croce Gesù ha bevuto fino in fondo il calice avvelenato, di cui era destinataria l'umanità, Lui solo poteva fare questo....e così l'essere umano è stato salvato...sebbene nella fragilità e nella debolezza, perché le conseguenze di quell'avvelenamento permangono.
Noi vediamo il bene ma fatichiamo a praticarlo... E perciò non immediatamente ciò che desideriamo coincide col bene che Dio vuole per noi... Solo una costante vita sacramentale, di preghiera, di ascolto della parola e di carità, potrà ottenerci in dono la capacità di vedere il bene e di attuarlo.

Qui sotto si nasconde un continuo motivo di tensione e di scontro con la cultura di oggi. L'uomo moderno, così com'è, è capace di vedere il bene e di compiere il bene ?

Le istituzioni umane, dicono: noi stabiliamo ciò che è bene a partire dalla nostra comprensione della verità...
I cristiani credenti, discepoli di Gesù rispondono in maniera diversa: il bene può essere individuato e trovato solo da chi ha un cuore puro, trasparente, libero da se stesso, libero da interessi di comodo e di parte....un cuore così proviene da una relazione continua con Dio.

Ci aiuti il Signore a vivere e sentire la fede come un cammino autentico di maturazione umana e sociale
Don Maurizio

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