venerdì 23 marzo 2012


CONCLUDERÒ UNA ALLEANZA NUOVA

I
l tema dell'alleanza attraversa tutta la Scrittura...fare alleanza è lo scopo di Dio... Alleanza nella creazione. Noè: alleanza nel segno dell'arcobaleno. Abramo: alleanza nel segno del sacrificio.  Mosè: alleanza ai piedi del Sinai. I profeti: alleanza nel segno del cuore nuovo.... sino a Gesù...tutto avviene nel segno dell'alleanza...Gesù stesso nel suo sangue sancirà la nuova ed eterna alleanza.
Ma in che cosa consiste l'atto dell'alleanza ? = consiste in un atto di comunione, ma anche di elevazione, di reciproca elezione e scelta. L'alleanza pone i due contraenti in un piano di parità: di qui l'anomalia: come si può stringere alleanza con Dio ? Essa è possibile solamente perché Dio la rende possibile, e l'unica possibilità di attuarla e la sua discesa, la sua umiliazione, il suo porsi nello stesso piano della creatura, dell'uomo.
Noi possiamo prenderci la confidenza di chiamare Dio col nome di Padre, perché Lui, in Gesù rende possibile questo rapporto. È una relazione vera perché Gesù in se stesso crea le condizioni di questa relazione filiale. Egli supplisce a ciò che manca in noi. Alla povertà del nostro atto di amore, alla debolezza del nostro sì, Egli interpone il suo sì, il suo atto di amore.. Nel dono, libero, consapevole, fatto di se stesso al Padre, Egli sopperisce ad ogni nostra povertà. È Lui che rende possibile l'alleanza, perché ci mette in grado di avere quello che noi, mai avremmo potuto avere, ossia questa sovrabbondanza di amore.
In questo modo Egli diviene il chicco di grano che caduto in terra, muore. Questo diventare "chicco di grano" ci rivela la profondità della sua discesa, e quindi la profondità della sua solidarietà con noi. L'amore di Gesù ci raggiunge lì dove siamo e a partire di lì, supplisce alla nostra povertà, alla nostra negligenza e incapacità di corrispondere al dono di Dio. È solamente in questa prospettiva che possiamo comprendere in che cosa consista la fraternità di Gesù per noi e la sua opera della redenzione. Egli ci pone in grado di entrare in un rapporto di alleanza con Dio, supplendo alla nostra costitutiva povertà.
<<Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna>>. Perdere la propria vita,  non significa disprezzarla ma donarla, offrirla gratuitamente, liberamente, vincendo l'istintiva e innata preoccupazione di conservare se stessi. Non è "naturale" perdere se stessi. Perdere nel modo in cui non abbiamo scelto di perdere...è più naturale conservare se stessi, proteggersi, difendersi o affermare se stessi.  Non occorre creare o cercare le occasioni di perdita, è la vita stessa che ci fa incontrare queste situazioni umane di perdita....Possiamo accettarle senza cadere nello scoraggiamento e nella frustrazione,  solo a partire da un atto di fiducia...fiducia nell'amore di Gesù che ci sostiene, che supplisce alla nostra povertà. 
Perdere se stessi è possibile se si sperimenta un amore più grande... Qui il salto di qualità è decisivo: vivere l'esperienza della fede, come esperienza di un amore più grande...ciò che vivo, motivato dalla fede, in nome della fede...come percezione di un amore più grande...il mio servizio è risposta ad un amore più grande...canto, perché rispondo ad un amore più grande, suono, animo, servo, lavoro... Perché rispondo ad un amore più grande....
Sperimentare l'amore di Gesù che ci viene dato gratuitamente...accogliendolo come amore più grande...come forza di trasformazione... Questo è il segreto della preghiera.

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