sabato 17 marzo 2012

LECTIO SUI TESTI DELLA IV DOMENICA DI QUARESIMA


                                          LECTIO IV DOMENICA DI QUARESIMA

DAL SECONDO LIBRO DELLE CRONACHE 36, 19 - 23
Nell’anno primo di Ciro, re di Persia, perché si adempisse la parola del Signore pronunciata per bocca di Geremìa, il Signore suscitò lo spirito di Ciro, re di Persia, che fece proclamare per tutto il suo regno, anche per iscritto: «Così dice Ciro, re di Persia: “Il Signore, Dio del cielo, mi ha concesso tutti i regni della terra. Egli mi ha incaricato di costruirgli un tempio a Gerusalemme, che è in Giuda. Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il Signore, suo Dio, sia con lui e salga!”».
GV 3, 14 - 20
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. 
L'incipit di questi due testi fa riferimento a due momenti di profonda sofferenza vissuti dal popolo di Israele:  alla esperienza nel deserto dopo la schiavitù egiziana e il tempo dell'esilio babilonese, con la conseguente deportazione e la liberazione ad opera di Ciro re di Persia.
Nel primo caso lo scenario che emerge è di devastazione e di tragedia. La disobbedienza e l'infedeltà del popolo e dei loro rappresentati nei confronti di Dio, produce la sventura della deportazione e dell'esilio. Ma Dio interviene anche qui. Inaspettatamente suscita in Ciro re persiano il desiderio di liberare il popolo di Israele e di rimandarlo a Gerusalemme per la ricostruzione del tempio.  Nel vangelo, nelle prime battute del capitolo 3, Gesù nel suo dialogo con Nicodemo, fa riferimento al tempo del deserto per aiutarlo a comprendere l'opera di Dio, il suo disegno di salvezza. Così come nel deserto, Mosé innalzò il serpente su un asta di rame, affinché tutti coloro che erano stati morsi dai serpenti velenosi potessero fissando il segno del serpente di rame, essere salvati, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perchè chiunque guarda a Lui sia salvato.

Sorprende questo termine adoperato da Gesù:"bisogna", è necessario, indispensabile che il Figlio dell'uomo sia innalzato...quell'innalzamento di cui parla Gesù, è l'innalzamento della croce...è necessario che il Figlio dell'uomo sia crocifisso, perché chiunque guarda a Lui sia salvato. Il crocifisso concentra su se stesso un potere enorme: Egli può toccare il cuore di quanti guardano a Lui. C'è una fecondità invisibile che viene emanata dal crocifisso, solo Lui può parlare al cuore degli uomini, solo Lui può trasformare il loro cuore con la potenza della sua croce, perchè nella sofferenza del crocifisso, l'uomo vede la propria sofferenza...in Lui vede riflessa la storia della propria vita.
Che cosa vuole dirci questa Parola ?
A) nella vita e nella storia degli uomini si incontrano sempre esperienze e momenti di prova e di dolore...non esiste una vita senza la purificazione della prova...il più delle volte causate dagli uomini, dalla loro infedeltà a Dio e alla sua legge.
B) nelle prove Dio ci raggiunge...a volte insperabilmente, inaspettatamente, attraverso persone o situazioni impensabili.
C) l'intervento di Dio ci fa sperimentare la vera liberazione e il vero amore. Dio interviene nella nostra vita perché ci ama e attraverso il dono del suo amore ci plasma, ci fa diventare persone nuove.
Da queste narrazioni quale immagine di fede cristiana ci viene consegnata ?

È l'esperienza di essere stati amati per primi (F. Mouriac) è l'esperienza di essere stati preceduti nell'amore. "DIO HA TANTO AMATO IL MONDO DA DARE IL SUO FIGLIO UNIGENITO, PERCHE' CHIUNQUE CREDE IN LUI NON MUOIA MA ABBIA LA VITA ETERNA".
Questa è la più alta sintesi della fede cristiana. Non potremmo rispondere con la fede all'amore di Dio se questo amore non si fosse reso sperimentabile da noi. È il dono dell'amore, e l'essere amati che rende possibile la risposta della fede. Se non percepissimo la presenza di Dio che si fa dono per noi, non potremmo rispondergli mediante la fede.
E Lui che ha tanto amato noi, da dare, da donare, prima di ogni nostra possibile risposta, se stesso nel dono del Figlio. Il cristianesimo ci apre gli occhi sulla infinita gratuità e precedenza dell'amore di Dio....potremmo dire parafrasando S. Agostino: tu non potresti amarmi se io non ti avessi già amato.
Che cosa dunque ci consegna la fede cristiana ?
Non un insieme di conoscenze su Dio...ma una esperienza, un incontro che può trasformare la vita. Ciò che noi annunciamo non sono dei testi, delle idee, non una verità,non una morale...noi annunciamo una esperienza...ciò che è avvenuto nell'incontro con Dio...narriamo l'esperienza di una relazione, di un incontro...di una esperienza che mi tocca e solo toccandomi dentro coinvolge anche l'altro...
1 lettera di Giovanni...ciò che noi abbiamo veduto, ciò che le nostre mani toccato....il Verbo della vita...è l'esperienza dell'incontro...lo annunciamo a voi....il fine dell'annuncio non è tanto convertire l'altro...ognuno ha i suoi tempi..il fine è la comunione, è il dare testimonianza.

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