mercoledì 23 maggio 2012


MEDITAZIONE DEL MERCOLEDÌ

In quei giorni, Paolo diceva agli anziani della Chiesa di Èfeso: «Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti come custodi per essere pastori della Chiesa di Dio, che si è acquistata con il sangue del proprio Figlio.

Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato, tra le lacrime, di ammonire ciascuno di voi.

«Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi. ....Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno>>.

Due sono i verbi portanti della liturgia di oggi: VEGLIARE e CUSTODIRE

Il verbo fondamentale è adoperato da Gesù, all'interno della sua grande preghiera sacerdotale GV 17 ss in riferimento ai discepoli: Gesù chiede al Padre di CUSTODIRE i dodici, i suoi fratelli, amici, la sua famiglia sulla terra.

Dice Gesù:"Custodiscili NEL TUO NOME"... il nome di Dio esprime l'essere di Dio, per questo era impronunciabile....chiamare per nome una persona, significa in qualche modo determinarla....chi può determinare l'agire di Dio ?

Gesù si rivolge al Padre dicendo: "CUSTODISCILI  NEL TUO NOME"...è come avesse chiesto al Padre di estendere il suo essere divino alle persone dei discepoli...proteggili coprendoli con la tua santità....abbi cura di loro donando loro Te stesso...Custodiscili rendendoli partecipi del Tuo Amore.... Come fossero già parte di Te...questo Gesù chiede al Padre per i suoi discepoli.
Questo è il primo movimento della preghiera di Gesù...è l'asse portante che precede ogni nostra preghiera..... Noi siamo CUSTODITI DALL'AMORE PREVENIENTE DI DIO.... Dovremmo ricordarla spesso questa promessa
di Gesù...."non prego che tu li tolga dal mondo ma che li custodisca dal Maligno"... Gesù sa che i discepoli saranno contrastati dal Maligno...da colui che opera contro Dio, dentro e fuori di loro....per questo chiede al Padre di custodirli...noi siamo custoditi dal Padre...e questo pensiero, questa certezza deve essere più grande e più forte delle insinuazioni del Maligno. In ogni atto sacramentale, in ogni momento di preghiera si rinnova, si rende presente l'azione di Dio che ci custodisce...

C'è poi il secondo verbo, che troviamo sulle labbra dell'apostolo Paolo ed è rivolto in modo particolare ai presbiteri della Chiesa di Efeso, che convocò a Mileto: VEGLIATE su voi stessi e su tutto il gregge in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come custodi e pastori...

Ciò che caratterizza l'identità del pastore, secondo Paolo è la capacità di VEGLIARE: cosa significa questo ? Chi veglia è attento a che cosa succede...sa leggere i segnali...sa interpretare i segni dei tempi...sa prevenire le situazioni, prima che accadano....
Paolo dice ai presbiteri: VEGLIATE SU VOI STESSI ! La prima attenzione che il presbitero deve avere per il bene del gregge è quella di vegliare, su se stesso...di porre nella propria vita dei filtri di discernimento...ciò che può andar bene per tutti non può essere opportuno per me...il criterio di azione del presbitero è sempre quello di salvaguardare l'intima comunione- relazione con Dio...nulla può compromettere questa condizione indispensabile.
Solo se è fatta salva questa comunione permanente con Dio il presbitero può volgersi al bene del gregge..... In sostanza il sacerdote è sorgente di bene per il suo gregge solo quando è totalmente immerso in Dio... Questo lo pone sempre in un rapporto asimmetrico rispetto alla persone... Ciò significa che la prima preoccupazione di una comunità è sempre quella di garantire e di tutelare lo spazio di comunione e di relazione del presbitero con il suo Signore.
Per questo una comunità cristiana non solo prega per, ma prega con il suo presbitero...lo custodisce e lo plasma attraverso la preghiera.

Ma l'apostolo Paolo, non dice solo di vegliare su stessi, ma anche su tutto il gregge in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come presbiteri.
Compito del presbitero è VEGLIARE SUL GREGGE...ciò significa saper cogliere, leggere, discernere, il cammino del gregge...non solo saper orientarlo secondo la volontà di Dio e le indicazioni degli apostoli.
E compito del presbitero intervenire per fare in modo che le tendenze unilaterali, che tendono alla separazione o alla contrapposizione, confluiscano nell'unità della Chiesa. È nella comunione della Chiesa che sperimentiamo la presenza del Risorto e questa diventa anche una forma continua di ascesi...da ciò che è una sensibilità strettamente personale ad una sensibilità e spiritualità ecclesiale.

Chiediamo al Signore nella preghiera di questa sera che questa parola trovi posto nel nostro cuore e diventi vita della nostra vita. Amen

Don Maurizio

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