venerdì 21 ottobre 2011

DOMENICA XXX TEMPO ORDINARIO

OMELIA di DOMENICA 23.10.'11 Pernumia

"qual'è il primo e il più grande dei comandamenti ?"...

È la domanda dalla quale i farisei partono, per mettere alla prova Gesù, ma in questa domanda consiste il loro primo errore...a Gesù infatti non ci si accosta con pregiudizio, con secondo fine, con intento di strumentalizzazione...
A Gesù ci si accosta con amore, con disponibilità interiore, per imparare e per accogliere da Lui, il dono di uno sguardo pieno di amore, attraverso il quale guardare noi stessi e gli altri.

Qual'è il primo e il più grande dei comandamenti ?...gli chiedono...
Dalla priorità dei comandamenti si deduce, l'avvicinamento alla verità.

Il primo comandamento per Gesù è chiaro: AMARE DIO CON TUTTO IL CUORE, CON TUTTE LE FORZE, CON TUTTA LA MENTE...
Questo è il primo e il più grande dei comandamenti...è primo e più grande perché è la sorgente di tutti gli altri, è la fonte da cui tutti gli altri comandamenti scaturiscono.

Se non vi è il primato dell'amore verso Dio, allora tutto il resto si equivale, o qualcosa viene meno. L'amare Dio crea l'ordine della vita, l'amare Dio ci dona il senso delle priorità...amare Dio significa prima di tutto lasciarsi amare da Dio...permettergli di entrare nella nostra vita, di interagire con me, con noi, accogliendo da Lui, la luce della sua ispirazione e della sua volontà. Amare Dio significa riconoscere il legame di creaturalità che ci unisce a Lui...noi veniamo da Lui, dipendiamo da Lui, approderemo a Lui...non riconoscere questo significa esserci posti al suo posto, l'esserci fati Dio, il dio di noi stessi, della nostra vita.
Riconosce la priorità di questo comandamento, resta l'impegno e la gioia di un credente..da questo fondamentale atteggiamento dipende l'orientamento di fondo della vita...

Gesù ribadisce qui il ruolo fondante di questo comandamento ma tuttavia a questo ne avvicina un altro: AMA IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO.

Chiama secondo, questo comandamento, tuttavia dice, esso è simile al primo.
Dice SIMILE non uguale, c'é una vicinanza non una uguaglianza...il secondo comandamento è SIMILE, cioè assomigliante, affine, analogo al primo. Il primo resta fondante, resta la sorgente, il secondo DERIVA dal primo e si avvicina a questi, perciò è importante. Se Gesù avesse considerato i due comandamenti come la stessa cosa, li avrebbe chiamati equivalenti, medesimi, identici, e invece dice...simili...vicini ma distinti, comunque importanti, fondanti...

Il secondo comandamento è questo, ama il prossimo tuo come te stesso.
Qui GESU da per scontato il fatto che tutti amino se stessi...ma non è un atteggiamento così ovvio e scontato...c'è chi disprezza se stesso...chi ha disistima di s'è... Non è un atteggiamento cristiano questo... Il discepolo di Gesù rende grazie per quello che il Signore gli dona di essere e impara ad accogliersi per quello che realmente è nella verità profonda di se stessi.

Possiamo amare gli altri o l'altro come noi stessi solo se abbiamo vissuto in prima persona la fase previa al comandamento, cioè l' ESSERE STATI AMATI...accorgerci di questo ci rende capaci di amare... È necessario fare spesso memoria dell'amore che abbiamo ricevuto gratuitamente, e stupirci dei gesti di amore che riceviamo...dice il salmo 8..."che cos'è mai l'uomo perché di lui te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi ? Eppure l' hai formato di poco inferiore agli angeli, di gloria e di onore l'hai coronato, tutto hai posto sotto i suoi piedi....Signore nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta là terra...".
È importante essere persone capaci di STUPORE, perché lo stupore porta alla riconoscenza e la riconoscenza riaccende in noi la coscienza dell'amore che gratuitamente abbiamo ricevuto.

Il Signore ci invita a trasformare il mondo, AMANDO il prossimo. Prossimo è chiunque possa trovarsi il necessità, materiale o spirituale. Prossimo diventa colui/ei che decidiamo di aiutare, di sostenere, nell'affrontare il peso e la fatica del vivere. Impegnandoci ad amare il nostro prossimo, noi infondo amiamo noi stessi, perché rendiamo la nostra vita più vivibile. Il prossimo non è mai come Gore mo' che fosse, è e resterà sempre diverso da noi, alternativo a noi...tuttavia Gesù ci chiede di amarlo, cioè di fare il possibile perché le inevitabili tensioni si dissolvano nella sovrabbondanza dell'amore.

Con le nostre sole forze, sarà impossibile realizzare questo progetto di vita. Affidiamoci all'amore di Dio, facciamo il possibile per sperimentare nella preghiera il suo amore e così diventeremo anche noi, più capaci di amare.
Così sia. Don Maurizio

Nessun commento:

Posta un commento