venerdì 28 ottobre 2011

“SPERIMENTARE” DIO TRINITA'

SPERIMENTARE” DIO TRINITA'


Ancora qualche modestissimo consiglio per pregare bene e per gustare interiormente il dono della preghiera.

Penso avrai compreso che la preghiera è uno “spazio di relazione” tra Dio e noi, noi e Dio.

E' importante perciò vivere profondamente questa relazione, sentirla come un dono che ci viene fatto, come una chiamata alla quale abbiamo deciso di rispondere..


Mediante il raccoglimento interiore, fatto di silenzio e concentrazione spirituale, offriamo a Dio la nostra vita come spazio per manifestarsi, per rivelarsi, come terra di incontro e di amicizia. Quando il cuore si apre a Dio, deve gustare la gioia di questo incontro. La preghiera non può compiersi nella fretta, ma nella calma interiore, nella gioia dell'intrattenersi con Lui.

La parola detta, il testo letto, il salmo recitato, devono partire dalla profondità del cuore, perché la preghiera è dialogare con Colui che si ama, con Dio.


Quando pregate dite: Padre-Abbà, ci insegna Gesù !

Qui la parola non è più semplice dizione o parola detta, qui dire la parola diventa relazione viva. “Quando pregate dite...”è un invito a dire con la bocca, ma soprattutto a dire col cuore ! Ci si potrebbe rivolgere al Padre senza neppure adoperare la voce, potremmo dialogare con Lui, nel silenzio del cuore.


Pregare il Padre significa sperimentarne la paternità, sentirsi generati dal suo amore e custoditi dalla sua bontà. Non dobbiamo pregare come se dovessimo “sfondare” una porta chiusa, volendo strappare a Dio qualcosa che non vuole donarci...Il cuore di Dio, è una porta costantemente aperta; è sufficiente voler entrare....”Il Padre sa di quali cosa avete bisogno”...è questo il fondamento della pace del cuore. Se Lui sa, di ciò di cui, io povera creatura ho bisogno, allora vivo nella pace, nel pieno abbandono alla sua paternità.


Pregare il Figlio significa partecipare alla sua relazione di amore col Padre. I sentimenti di Gesù, i contenuti della sua preghiera, diventeranno così i nostri. Solo lo Spirito Santo potrà renderci partecipi della preghiera di Gesù, del suo atto di amore incondizionato al Padre, della consegna di se stesso al Padre. Pregare il Figlio significa, porsi alla sua scuola, sedersi ai suoi piedi, per ascoltarlo, affinché i nostri sensi si impregnino della Verità che viene da Lui. E' Lui il Verbo-Logos, l'impronta originaria dalla quale tutto proviene. Guardando a Lui, il Padre ha creato il cosmo... “Tutto è stato fatto in Lui e per mezzo di Lui..”. Gesù non è il semplice amico o compagno di strada...E' il volto umano del Verbo eterno... E' propriamente il contatto, la relazione con Lui il fondamento della nostra trasformazione.


Pregare lo Spirito Santo significa attingere alla sorgente vivente dell'amore. E' lo Spirito che genera in noi il desiderio di rispondere all'amore di Dio con amore. E' lo Spirito che genera in noi la preghiera, con “gemiti inesprimibili”...Invocare lo Spirito Santo, aprendosi alla sua azione trasformante, significa lasciarsi introdurre nella piena relazione con Dio, entrare a contatto col suo Mistero. Non potrà esserci preghiera senza un pieno abbandono all'azione dello Spirito. Solo Lui può pervadere i nostri sensi, la nostra umanità e orientarla a Dio.


Vi auguro, nella pace della vostra anima, di immergervi nella preghiera,

di sperimentare Dio

don Maurizio

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