giovedì 4 ottobre 2012


MEDITAZIONE DEL MERCOLEDÌ
VANGELO
Lc 9,57-62 Ti seguirò dovunque tu vada.

La prima cosa che balza all'attenzione, quando ci si accosta ai vangeli, è proprio l'invito di Gesù rivolto in primo luogo agli apostoli e poi ad altri ritenuti idonei per questo compito.
Il Gesù dei vangeli è un Gesù che chiama: seguimi !
Ma il suo invito spesso cade nel vuoto...
Bisognerebbe che la sua chiamata coincidesse con le aspettative di colui che viene chiamato...allora sarebbe più facile...
Ma quando chiama, Gesù chiede di occupare tutto lo spazio del cuore della persona chiamata... Questo cozza con la nostra struttura umana... Noi viviamo tante relazioni significative...abbiamo bisogno di una varietà di situazioni...Gesù vuole molto, vuole tutto...non uno accanto ad altri ma l'unico all'interno del quale altri trovano posto...

Essere consacrato, significa letteralmente proprio questo: essere messo a parte per Lui...riservato a Lui...dedicato a Lui.

La persona umana è chiamata a reggere l'incontro con l'eterno...con il non afferrabile...con il totalmente altro.
Ogni persona umana, pensa a se stessa in termini di normalità...stabilisce legami semplici e sinceri...a volte teme di intraprendere legami forti...perché l'uomo è un mistero e il suo cuore un abisso...come è possibile accettare di coinvolgersi dietro a Gesù ? Ci vuole molto discernimento e molto coraggio...
Ti seguirò dovunque tu vada”.
Gesù gli rispose: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo”.
Tutti nativamente cerchiamo la stabilità delle relazione e degli ambienti di vita...Gesù ci propone l'instabilità...o meglio ci propone se stesso come punto fermo di riferimento...

Tutti naturalmente viviamo relazioni forti, affetti forti....particolarmente significativi nella nostra vita: relazione di paternitá, di maternitá, di figliolanza...di parentela, di amicizia....A un altro disse: “Seguimi”. E costui rispose. “Signore, concedimi di andare prima a seppellire mio padre”.
Gesù replicò: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va' e annunzia il regno di Dio”.... Gesù ci chiede di collocare le relazioni parentali dopo di Lui...prima annuncia il Regno... Questo non è immediato né facile...è frutto di lungo allenamento... Solo dopo si arriverà recuperare i rapporti primari in Lui...

Gesù chiede non solo totalità di dedizione alla sua persona, ma continuità nel dono di sè...Un altro disse: “Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa”.
Ma Gesù gli rispose: “Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio”....

Queste condizioni poste da Gesù possono incutere paura: chi può desiderare di avventurarsi dietro di lui, se i punti di partenza sono questi, e così esigenti...?
Proprio in queste condizioni sta la profondità dell'amore: l'amore di Gesù procede da Lui è investe il discepolo. La casa del discepolo non può che essere una tenda...sempre pronti a partire insieme al maestro...lo spazio di vita non può che essere il silenzio e la preghiera...perché Dio parla nel silenzio...l'amore per cui ogni uomo vive, non può che consistere nel rimanere uniti a Lui, mediante l'assidua frequentazione dei luoghi in cui Egli vive...eucaristia, parola, caritá...

La sequela di Gesù ci propone una vita alternativa...impegnativa, radicale, ma estremamente liberante...
"Non appena credetti che Dio esistesse, non potei fare altro che vivere per Lui"
C. De Foucoluld

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