giovedì 18 ottobre 2012


Meditazione del mercoledì XXVIII settimana del tempo ordinario

L'apostolo Paolo si rivolge ai Galati parlando delle opere della carne e di quelle dello spirito. Non fa tanti giri di parole. Dietro a quelle che Paolo chiama opere della carne e dello spirito, ci sono due impostazioni di vita: quella centrata su se stessi e quella centrata su Dio.
La prima impostazione è quella che esalta l'uomo per quello che è. Per quello che al presente trova in esso. Questo sono e questo è bene. Il punto di partenza è la condizione attuale dell'essere umano, considerato buono per se stesso. Se l'essere umano è buono per se stesso tutto quello che proviene da lui sarà buono....qui cadiamo nel l'equivoco della cultura di oggi e di ieri: la natura umana così come la viviamo non è così come Dio l'ha pensata e voluta ma è una natura compromessa.
L'essere umano è ferito dal peccato originale...è ferito dal rifiuto di Dio causato dalla primitiva comunità umana e ratificato dai nostri singoli peccati e dalle strutture di peccato presenti nella vita collettiva e sociale. L'uomo che vive centrato sulla carne è l'uomo che fa di se stesso un Dio, non è proteso all'ascolto, si fa misura della verità e fa dell'istinto non un punto di partenza su cui lavorare attraverso l'educazione e la formazione ma una condizione normale, quotidiana della sua vita....ma l'apostolo Paolo ammonisce: animalis homo, non percepit qui sunt Deo...l'uomo istintivo, non percepisce ciò che viene da Dio...
 Il peccato originale è presente ed è il motivo della nostra fatica.

La seconda impostazione di vita, il secondo uomo, di cui ci parla l'apostolo è quello guidato dallo Spirito, i cui doni sono evidenziati da Paolo stesso. Qui la persona umana, trova il suo centro in Cristo, mediante l'innesto del battesimo e il dono della fede, l'essere umano diventa una persona nuova...non sono più io che vivo ma Cristo vive in me..questa vita che vivo nella condizione della carne, io la vivo nella fede del figlio di Dio che mi ha amato e ha dato se stesso per me... Qui l'io umano è integrato nell'io divino...l'esistenza umana non è più vissuta contro Dio o nell'indifferenza di Dio, ma in Lui è con Lui.. Questo non significa che scompaiano improvvisamente i limiti della natura umana... ma il limite è vissuto come cammino di integrazione verso la perfezione,  che sta nel rapporto pieno e vero con Gesù Cristo. La vita presente è vissuta come anticipazione di quella futura, il cielo è già trasfigurazione della terra...

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